
I giorni lunghissimi della nostra infanzia - la nostra recensione
“Gli eroi non si arrampicano sugli alberi nelle foreste amazzoniche, non si fanno sparare in Bolivia, non tendono agguati e non organizzano frange d’opposizione. Gli eroi si siedono a un tavolino da due e trovano qualcosa da dirsi, occhi negli occhi, rimanendo zitti durante la salita in ascensore. Questi sono gli eroi, gli stakanovisti della vita”.
I due eroi di questo romanzo sono una coppia normalissima, la cui vita è scandita dalla routine a cui si sono perfettamente abituati. Lui lavora nella sua enoteca e ama cucinare per lei, lei aiuta lui e ama dipingere. La loro vita tranquilla viene sconvolta una sera a cena dalle rivelazioni di un uomo ospite a casa loro, Gaspare, a proposito di sua mogie, trovata morta nel Tevere quindici anni prima. Da allora l’equilibrio dei due coniugi verrà stravolto, li trasformerà in estranei sospettosi e distaccati, incapaci di convivere con un tale segreto. Ma questo bel romanzo di esordio di Sgambati è ricco di voci narranti e così entra in scena Irene, la figlia di Gaspare con cui ha un rapporto molto “inconsueto”. Irene è una donna tanto fragile quanto seducente, a cui la morte della madre ha lasciato un solco indelebile, la cui vita scorre tra un lavoro che odia, l’alcol a cui non vuole rinunciare, gli uomini, tanti, e la terapia che però non arriva dove lei vorrebbe. Uno dei tanti uomini che cade nella sua rete è Matteo, libraio introverso che perde letteralmente la testa per lei e fa di tutto per conquistarla e comprenderla.
Questo romanzo d'esordio, davvero ben scritto, che a tratti sembra un noir e a tratti un romanzo introspettivo sui mondi interiori così diversi di tutti i suoi protagonisti, sa tenere incollato il lettore fino all’ultima pagina.
prezzo di copertina: 15,00 €
di Giuliano Pesce
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